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Cloud & Backup… Quante Insidie!! – AAI

Grazie Mille ad AAI
Disclaimer:

questa mail è scritta da nerd per esigenze nerd e può non essere confacente al tuo corrente stile di vita. La presente si intende, inoltre, priva di alcuna finalità commerciale (o quasi…)

Introduzione

Recenti disgrazie mi hanno indotto a riprendere una riflessione che avevo già in mente da qualche tempo: la soluzione definitiva ai problemi di backup dei dati.

Personalmente ho sempre effettuato un backup incrementale dei “miei averi” con la TIMEMACHINE ma, ahimè come per altri prodotti di quel-marchio-che-non-posso-pronunciare-per-policy-aziendale, ho scoperto ex-post diverse controindicazioni. Innanzitutto, un backup su disco esterno non risolve il problema della fragilità dei supporti magnetici (occorrerebbe usare tavolini giapponesi per ridurre tali rischi); inoltre, in caso di dipartita del buon vecchio pc, il suddetto software PRETENDE un nuovo Mac per ripristinare il tutto come prima (per i più masochisti, provate ad aprire una partizione Timemachine da linux: greatly insane!™ ).

Come insegnano gli amici paranoici, dunque, occorrerebbe affiancare al backup locale una soluzione remota (possibilmente in un altro continente) per proteggersi dai disastri naturali e dal prossimo album della Tatangelo. In altre parole: MUVING IOR DETA TO DA CLAUD!

Ipotesi

Il cloud ha rotto il quarzo, I know. È un tema trito e ritrito, specialmente da coloro che vogliono vendervi soluzioni in tal senso (coff..coff…AZURE…coff…). Poi c’è la questione della privacy e della ownership dei dati hostati. Personalmente, non me n’è mai sbattutto più di tanto del signor Dropbox che sfoglia i miei file: se dovessi abbattere il Pirellone con un aereo di linea, non lo salverei di certo in un file Calendar col flag “Urgent”. Superate le iniziali ritrosie, quindi, l’ipotesi è quella di affidare i dati che “un uomo non deve perdere MAI” ad un servizio di storage online con le seguenti caratteristiche:

  •            Tanto spazio (25GB+) a prezzi ragionevolmente contenuti
  •           Fornitore affidabile e non la startup che si vende al miglior offerente
  •           Poche limitazioni dal punto di vista della dimensione del singolo file (4GB+)
  •           Client Multipiattaforma (“anche Windows Phone nel suo piccolo s’incazza” cit.)
  •           Possibilità di gestire e riprodurre la propria libreria musicale (magari in streaming wifi o 3g sul cell, à la Itunes Match)
  •           Orientato seriamente al backup (non un semplice quantitativo di GB online)
  •           Un limite minimo decente di banda garantita (scritto in piiiiiiiiccolo alla fine del contratto)
  •           Attivo in Italia (e non ce ne frega un ciufolo dei servizi attivi in Svezia -.- )

Di seguito una panoramica tutt’altro che esaustiva dei principali servizi al momento sul mercato. Per chi volesse approfondire può cliccare qui, qui o qui.

 

Materiali e metodi

Dropbox

Il client più diffuso e forse il più “elegante” in termini di progettazione. Noto per la sua diffusione e per la sua spiccatà multipiattaformità, Dropbox purtroppo non brilla per convenienza (50 GB a 99$/anno) ed è il più avaro in termini di spazio gratuito (2GB). Inoltre, ha un approccio piuttosto cartella-centrico: c’è una cartella dropbox su ogni client e TUTTO il contenuto di tale cartella viene sincronizzato su TUTTI i devices, a meno che non siate disposti a giochicchiare un bel po’ con le impostazioni. Tale approccio, a mio giudizio, è perfetto in uno scenario in cui tutti i client installati abbiano tutti gli stessi file da condividere ma è decisamente sconveniente in caso di backup dei singoli client. Non da ultimo, le app mobile di Dropbox non integrano alcun media player (leggi riproduzione di musica MOOOOLTO penalizzata).

iCloud

Ancor più “elegante” dal punto di vista del funzionamento, nell’anima di iCloud si intravedono i soliti peccati originali di mamma Apple: sistema chiuso come la mente di un leghista bergamasco, costoso come la Minetti (80€/anno per 50GB). Per un triumvirato composto da iPhone + iPad + Mac è di sicuro la scelta migliore ma bisogna essere consapevoli che ci si sta legando a triplo filo ad un ecosistema (e farete la fine di Valerio). Inoltre, per completare davvero il servizio, occorrerebbe sborsare altri 25€/anno per iTunes Match. E il fatturato s’impenna.

Gdrive

Ultimo arrivato in casa Google, è ancora tutto da valutare giacché in fase di attivazione in Italia. I prezzi sono davvero convenienti (25 GB con 2.49 $/mese, 100 GB con 4.99 $/mese) come pure l’integrazione con tutti gli altri tool di gugol. Va detto che l’acquisto di spazio aggiuntivo viene spalmato su altri servizi della casa tipo Gmail e Picasa. Per ora niente app per iOS ma ci stanno lavorando, lo giurano. Inoltre, anche qui occorre aspettare un altro servizio per lo streaming della vostra libreria musicale.

Skydrive

Il più generoso per account gratuiti (7GB per i nuovi, 25GB per i vecchi utenti) e non (8€/anno per 20 GB, 19€/anno per 50 GB e 37€/anno per 100 GB), a mio giudizio è una paccata (Fornero, 2012) di spazio online proposto nel modo peggiore possibile. Fatta eccezione per le app nativa per Windows 8 e WP7, dimostra un’integrazione con il sistema pari ai neuroni dell’accademico albanese Trota. Pensare di fare un backup con Skydrive è come viaggiare in Intercity night: lento, frustrante e pericoloso.

Ubuntu One

Il servizio cloud proposto da Canonical è interessante da più punti di vista: include un servizio di streaming evoluto per i file multimediali e l’integrazione con i vari OS è buona (seppur manchi il client per OS X). I costi non sono molto bassi: si parla di  40$/anno per 20 GB, condivisi tra streaming multimediale e altro storage. Credo che il massimo del suo valore lo dimostri con un pc Ubuntizzato e un terminale Android…insomma: va bene per Sheldon Cooper e gli altri 3. J

SugarSync

Dulcis in fundo. SugarSync è una sorta di Dropbox evoluto: 5GB di spazio gratuito (50$/anno per 30GB che al primo accesso dopo la registrazione vengono proposti a 24.99$), un approccio marcatamente device-oriented piuttosto che folder-oriented. Ha una lista di dispositivi supportati che renderebbe giustizia anche alla mia calcolatrice scientifica (manca solo un client linux L ) e un media player abbastanza decente nelle app mobile. Il principio è semplice: installi il client sul device, decidi quali cartelle backuppare ed stop; dagli altri terminali, puoi accedere al contenuto del primo device SENZA DOVER sincronizzare tutto con tutto. Se proprio ci fosse il bisogno di una cartella globalmente condivisa, c’è la Magic Briefcase che risolve il problema (semplice cartella di default condivisa con tutti i devices). Inoltre, c’è la possibilità di mettere alcuni dati voluminosi (tipo la libreria musicale) in un Web Archive che non si sincronizza con nessun device e resta semplicemente a disposizione per l’apertura “on-the-cloud”. Come Dropbox, anche qui il versioning ci salva da modifiche/cancellazioni imprudenti (vengono conservate fino a 5 versioni dello stesso file). Maggiori info qui e qui.

Conclusioni

Lo so, lo state pensando: “Si maaaaaa…..che vuoi tu da me oggi???” 😀

L’idea è di condividere conoscenza ed esperienze (negative sopratutto) per il bene dell’umanità. Poi, qualora vogliate dare incidentalmente un’opportunità a Sugarsync, vi pregherei di farlo tramite questo link: ad entrambi verrà riconosciuto un bonus (permanente) di 500 MB, a prescindere dal tipo di piano sottoscritto (gratuito o a pagamento).

Grazie per l’attenzione

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